Non si dimentichi di cantare...
Tanti anni fa, mentre ero alla ricerca, come si usa dire, della strada della mia vita, sul treno Firenze-Roma, in viaggio verso un’ennesimo provino discografico, conobbi una persona quasi irreale, un soffio di poesia, una anziana signora che, prima di scendere a Terontola e lasciarci per sempre consapevoli che non ci saremmo mai più rivisti mi disse: “Verranno giorni che attorno a lei vi sarà grande tristezza allora non si dimentichi di cantare, prenda la chitarra e canti! ”
(Vedi “Il cantinpanca” sul settimanale “La Chiacchiera”, Firenze 1967).
Quei “giorni” son forse quelli che viviamo adesso? Cantiamo !
Con quest’aria che tira
non sono certo tempi da sprecare.
Guai a perdere la mira
e l’obbiettivo che si vuol centrare:
“Raggiungere indenni il fine mese
con qualche soldo in tasca
e non ridotti al verde come frasca!”
E dunque a un ristorante
non ci si può più andare a consumare
quel poco di contante
che ancor ti resta in tasca a tintinnare.
Però puoi fare un salto da i’ Marasco
perché ‘un ce ne vuol tanti
per stare in allegria all’Aia dei Canti.
Infatti si è pensato
ad un menù per far festa fra amici
con costo risicato
perché ‘unn’è giusto, con tanti sacrifici,
negarsi anche due ore d’’allegrìa
a tavola co’un fiasco
e tre o quattro stornelli di’ Marasco.
Nel numero sta i’prezzo:
bisogna essere almeno una trentina
e, senza alcun lacchezzo
e senza saccheggiare la cantina,
si può mangiar con solo “venticinque“ !
Sì, sì, proprio così!
E ora mi dica perché la ‘un viene qui?
Quattro bruschette al forno,
affettati, due primi ed un secondo,
pane, dolce e contorno.
Vin rosso del migliore che c’è al mondo!
Due sonetti, strambotti, e stornellacci,
rispetti sopraffini,
di Livorno, di Siena, o fiorentini!
La dice che la’un pole?
“Venticinque” le paion troppi sposa ?
Ma allora icchè la vole?
La resti a casa a fare la spocchiosa,
tanto gli ho già capito:
lei resta a casa a ciucciassi i’dito…
…e verrà con la ganza (!) i’su’marito!
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