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lunedì 23 febbraio 2009

I fili imprescrutabili della vita

Quest’ultima settimana sono stati per me giorni molto intensi emotivamente per una serie di eventi che mi hanno colto impreparato. Il tenue filo che lega la vita di ognuno di noi a questa terra, a questa nostra esperienza sensibile, per due miei cari amici si è rotto, e da oggi posso solo affidare le loro esistenza alle mie preghiere e all’amore di Dio, oltre a farle rivivere nei mie ricordi.

Il primo che ho dovuto salutare è stato un mio concittadino, Marcello Vannucci cui mi legava oltre ad un’affettuosa amicizia grande stima e ammirazione per il nostro operare da una vita intera nella stessa direzione, l’amore per la nostra città e la sua grande storia. Quante domande avrei ancora voluto porre a Marcello che fu studioso della Firenze dei secoli passati ma anche attore della Firenze del Novecento, quella Firenze che è ancora in gran parte da riscoprire, specie nelle sue vicende minori, fondamentali perché la grande storia è somma delle piccole storie, e come i mosaici è costituita da tante piccole tessere !

L’altro amico è un romano di…Rodi ! Perché il caro Oreste Lionello nacque a Rodi, figlio di un militare, se ben ricordo, di stanza in quell’isola, gioiello del mediterraneo, allora incastonato nell’Italia fascista. Grazie ad un suggerimento e alla presentazione di una mia amica giornalista di Paese Sera, nel Settembre del ’69, arrivai a casa di Oreste con il mio primo LP, “Firenze Sboccata”, fresco di conio, a chiedere un posto nella sua Compagnìa di Teatro Cabaret per la incipiente Stagione Teatrale ‘69-‘70. Era rimasto appunto un posto libero perché un attore giovane se n’era andato via per tentare fortuna a Milano e Lionello, mentre ascoltava la mia prima canzone, mi offrì subito di entrare al suo posto. Di quel giovane fuggitivo l’Italia avrebbe poi parlato a lungo: era Gianfranco Funari. Iniziò così assieme a Oreste, Anna Mazzamauro, Pat Stark, Raf Luca, Leo Valeriano e il maestro Bracardi ed altri che ora mi sfuggono di mente, la mia presenza al Giardino dei Supplizi, il cabaret che metteva in scena i testi di Luciano Cirri e di Gianna Preda. Da quel momento Oreste è stato per me un grande maestro di teatro e ancor più di vita. Un prezioso amico per me e per Virginia, la ragazza che proprio durante quella stagione teatrale divenne mia moglie e tale è rimasta ancor oggi, e che lui, con quella sua speciale abilità di foggiare parole e linguaggi nuovi, che però sembrassero quasi residui di un arcaico dialetto, con cui creare battute su battute, ribattezzò e chiamò sempre “Vergilia”. Oggi noi, Riccardo e “Vergilia” siamo prigionieri del suo ricordo, ma ancor più della sua amicizia che ci porta a seguirlo nel suo viaggio oltre il tempo con il calore delle nostre preghiere innamorate!

A quei giorni e a quegli anni il mio pensiero è portato in questi giorni da ricordi e considerazioni legate alla ricorrenza del “Centenario del futurismo”. Guardo allibito alla ottusità di una Firenze chiusa sulla contemplazione del suo meraviglioso rinascimento, ed distrattamente dimentica della vibrante cultura fiorentina dei primi decenni della nuova nazione italiana e dei primi decenni del nuovo secolo, dove stavano covando i nuovi fermenti che poi avrebbero portato a ben due guerre mondiali. Mentre in tante città esplodono tempestive celebrazioni della nascita del futurismo, l’avanguardia delle avanguardie culturali europee, Firenze è la magnifica assente, sognante nel lontano passato, come se tutto questo non l’avesse riguardata ed invece ne fu un nodo cruciale di quel risveglio culturale. E tutto questo posso dirlo anche da una mia esperienza personale: Antonio Marasco, era mio zio, fratello di mio padre, nativo della Calabria e nel 1909 era appena quattordicenne, ma già da quattro anni “fiorentino” e studente del Liceo Ginnasio Dante, e quando nel 1910 venne alla luce il manifesto della Pittura Futurista era allievo dell’Istituto d’Arte di Porta Romana e poi della Accademia delle Belle arti di Firenze dove apprendeva il grande linguaggio della scuola fiorentina, ma con il cuore e la sua mente rivoluzionaria ( come si addiceva ad un forte ed intelligente temperamento di “terrone” non ben accetto nella sua nuova città! ) già guardava con entusiastica ammirazione a Marinetti, stima contraccambiato a tal punto che questo nel 1914 invitò, quel diciottenne talentoso, ad accompagnarlo nella Russia degli Zar, a conoscere a Mosca e Pietroburgo le locali avanguardie artistiche. Quel giovane promettente sarebbe sempre poi rimasto per tutta la vita così fedele all’idea futurista che Primo Conti l’avrebbe definito “sacerdote trappista del futurismo”, e dopo avere prima seguito il Maestro Marinetti nella sua uscita dal movimento fascista lo avrebbe in seguito redarguito quando vi rientrò eletto Accademico del Regno, e ad esso si contrappose dando vita ad un futurismo dissidente “Futurismo indipendente” con la sua rivista “Supremazia futurista”, con sede legale nella abitazione paterna e sua, in Piazza della Signorìa , n 5. Ma Firenze tutto questo non lo vuol sapere……? Di quel dimenticato futurista sono stato oltre che affettuoso nipote, anche segretario proprio sin da quei giorni in cui, accettato da Oreste Lionello, mi trasferii a vivere a Roma e lì stetti al suo fianco fin quando la mia attività nel 1974 mi riportò a Firenze e riuscii a convincerlo a tornarvi con me, nella mia famiglia, perché data la sua età avanzata non era bene seguitasse a vivere da solo.

Riccardo Marasco



1 commenti:

Anonimo,  12 maggio 2009 alle ore 22:38  

.....Inizio con un "dopo" tanti anni ho rincontrato Riccardo Marasco, maestro d'arte e di vita, ho trascorso in una giornata la vita di un sentimeto puro e nostalgico, quel sentimento che, a molti sfugge o addirittura sconosciuto, ma riuscire a catturane l'essenza, fa volare il tempo e dona il sapore della curiosità per poi conoscerlo nelle mille sfaccettature.

Fiorentini.... Toscani di altri tempi e oso dire soprattutto giovani ignari di questa fonte di Cultura, per l'avvenire non perdete l'occasione di scoprire un frutto del Meridione maturato in Terra Toscana.

Grazie Riccardo.

Con Stima Eriberto.

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